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«Ici s'élevait l'auberge du Flacon où vécut et mourut l'exilé Josué Janavel (1617 - 1690) résistant vaudois du Piémont»: è questo il testo della targa in pietra di Luserna, offerta dalla Società di Studi rorenghi, che è stata inaugurata venerdì 1º dicembre 2017 in Rue de la Madeleine a Ginevra. Prima dello scoprimento hanno parlato il sindaco di Ginevra, Remy Pagani, Tobias Schnebli, organizzatore della giornata e presidente della Commissione cultura del Comune di Ginevra fino allo scorso giugno, grazie alle ricerche del quale è stato identificato il sito in cui sorgeva l'edificio in cui visse Gianavello nel suo esilio ginevrino, la pastora Erika Tomassone a nome della comunità valdese di Rorà e come presidente della Fondazione Centro culturale valdese di Torre Pellice, Rinaldo Tourn, che ha dato voce al
discorso ⇓ scritto per l'occasione da Giorgio Tourn, impossibilitato a partecipare. Erano più di un centinaio i partecipanti alla manifestazione, tra i quali anche il Console generale d'Italia, una delegazione di una dozzina di persone dalla val Pellice e membri della comunità valdese di Ginevra.
Attilio Jalla nel 1940, in occasione del 250º anniversario della morte di Gianavello, dedica questo opuscolo ⇓ alla sua vita nell'esilio ginevrino. Nel testo si sottolinea il controllo delle spie e degli informatori del Duca di Savoia, che tengono sotto controllo il Capitano delle Valli. L'ultima parte dello scritto è dedicato alle
Istruzioni e al loro ruolo nel Rimpatrio del 1689.
Il conte Federico von Dohna e Giosuè Gianavello ⇓ è un articolo di Ferruccio Jalla pubblicato nel Bollettino della Società di studi valdesi n. 168 del 1991. Nella prima pagina Ferruccio Jalla si sofferma sulle fonti dirette sulla vita di Gianavello, per poi presentare la figura del Conte Federico von Dohna e dei suoi
Mémoires. Il Conte, nato in Brandeburgo, visse a lungo in Olanda e in Orange, nel 1667 divenne comandante delle truppe di Ginevra, morì nel 1686 e venne sepolto a Losanna. Nel maggio 1665 incontrò probabilmente più volte Gianavello a Ginevra, infine lo invitò a pranzo. In allegato all'articolo si trovano le pagine tratte dai
Mémoires (nell'edizione del 1898 pp.205-209), nelle quali viene descritto Gianavello, che all'epoca aveva 48 anni, e ci sofferma sulle vicende delle guerre del 1655 e del 1663-64 e sulle tattiche utilizzate dai valdesi e sul loro armamento.
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Società di Studi Valdesi (pubblicato su questo sito per gentile concessione)
L'Histoire de la glorieuse rentrée des Vaudois dans leurs vallées ⇓, è stato pubblicato nel 1710 da Henri Arnaud, pastore e Colonnello dei valdesi durante il Rimpatrio, vent'anni dopo questo avvenimento. Come noto, Arnaud dedica pochissimo spazio a Gianavello, presentato come "un buon vecchio". Come il
manoscritto del Minutoli e le altre relazioni sul Rientro dei valdesi nel 1689, questo testo è utile per capire se e in che modo le indicazioni delle
Istruzioni di Gianavello siano state seguite.
Il Bulletin de la Société d'Histoire Vaudoise n. 21 ha pubblicato l'Atto di decesso di Gianavello ⇓ a Ginevra del 5 marzo 1690.
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